Dopo innumerevoli ripensamenti e tentennamenti, decidiamo che domenica 14 agosto è il giorno giusto per salire sul Mongioia, m. 3340.
Questa volta niente levataccia: decidiamo di dormire "in loco" anche perchè è distante davvero...
Partiamo da Genova verso le 16 di sabato 13 agosto, dopo la conclusione della maratona mondiale vinta dal marocchino Gharib. La meta è S. Anna di Bellino.
Il viaggio è lungo ma, visto che c'è tempo, facciamo tutte le soste del caso (anche x non morire di caldo, visto che la mia macchina è sprovvista di aria condizionata).
Verso le 20.00 ci troviamo a Casteldelfino e decidiamo di cenare.
Non essendo proprio "di casa" da queste parti, entriamo nel primo edificio che rechi la scritta "ristorante". Purtroppo quando si sceglie "a scatola chiusa" non sempre si può essere fortunati.
L'albergo- ristorante- bar in effetti ha anche un nome ma quello + appropriato sarebbe "La notte degli zombie" ovvero "Non aprite quella porta".
Purtroppo noi la porta l'abbiamo aperta ... Siamo stati accolti dall'arcigna madre del gestore che ci ha anche fatto aspettare perchè non sapeva se c'era posto.... quando poi in realt? quasi tutti i tavoli erano tristemente vuoti. Gli altri invece erano tristemente occupati. L'insegna probabilmente era sbagliata... quella + corretta sarebbe stata "Casa di riposo" ..
Ci sediamo in mezzo agli abitanti dell'ospizio che ancora non si sono ritirati per dormire. Sono tutti anziani da soli, probabilmente parcheggiati l? dai figli che andranno a ritirarli alla fine dell'estate.
Arriva il gestore e ci chiede se vogliamo cominciare con l'antipasto. Io voglio un'insalata mista. Sono stanca, ho patito il caldo e la macchina e non ho molto appetito.
Il mio ragazzo ha mangiato qualcosa durante il viaggio e nemmeno lui ha molta fame. Ordiniamo pertanto due insalate miste.
Il gestore ci rimane male. Ci lancia due panini sul tavolo e ci porta sei foglie di insalata e mezzo pomodoro ... ci? che secondo lui equivale a DUE insalate..
In pochissimi minuti abbiamo finito di cenare, ordiniamo i caff? - che ci vengono sbattuti poco educatamente sul tavolo - e andiamo alla cassa a pagare.
La cordiale mammina del gestore ci fa notare che se avesse saputo che volevamo solo 2 insalate non ci avrebbe fatti accomodare "Questo è un ristorante, non una pizzeria" (?!?!?!?)
Pazienza ...l'educazione non è purtroppo patrimonio di tutti ......
Arriviamo a S.Anna di Bellino alle 21 e parcheggiamo davanti alla Casa Alpina Excelsior , dove pernotteremo. Si tratta di una colonia di propriet? della chiesa che viene gestita da una coppia davvero immensamente gentile ed ospitale. Non appena sanno che l'indomani siamo intenzionati a svegliarci prima dell'ora di colazione, ci preparano due colazioni al sacco che basterebbero per sfamare un esercito.
La sistemazione per la notte non è lussuosa ma molto decorosa. I letti sono provvisti di coperta e piumino .. cosa che io apprezzo moltissimo visto che .... sarà anche il 13 agosto ma io ho freddo.
La sveglia squilla alle ore 5 dell'indomani. Scendiamo alla macchina, cercando di non svegliare gli altri ospiti della colonia che giustamente dormono.
Siccome già prevedevamo che sarebbe stato molto difficile recuperare un caff? a S. Anna di Bellino alle 6 di domenica mattina... abbiamo portato con noi il fornelletto da campeggio. Alle 6.15 stiamo sorseggiando il caff?. Alle 6.30 .... pronti, partenza ... VIA....
Percorriamo la strada rotabile - l'unica che c'è - fino a che questa non si trasforma in una mulattiera lastricata.
Le prime centinaia di metri sono costellate da diverse soste perchè .. forse ho esagerato con le maglie e .. appena ho iniziato a camminare ho anche iniziato ad avere caldo.
Il sentiero che seguiamo è quello che conduce al Lago di Mongioia.
Nei pressi della prima grangia che incontriamo (una grangia è -di fatto - un alpeggio) lasciamo sulla nostra destra il sentiero per la via ferrata.
Proseguiamo lungo la mulattiera.
Superata la Grangia Prato Rui, trascuriamo sulla nostra sinistra il sentiero per il Colle dell'Autaret e raggiungiamo - con il primo tratto di salita- le Grange Cruset a m. 2020.
Adesso il percorso è pressochè pianeggiante per un lungo tratto. Occorre infatti attraversare un ampio pianoro solcato da due corsi d'acqua che il sentiero sostanzialmente costeggia.
Attraversiamo - tra l'altro- due alpeggi (le Grange Cruset e le Grange Fons di Rui). Attraversare un alpeggio comporta necessariamente l'attraversamento di una mandria. Decido che è l'ora di smetterla di avere paura delle mucche e incedo decisa e sicura - e MOLTO rapida- tra due ali di mucche al pascolo con tanto di vitellini. (Una sola titubanza nell'attraversare la seconda mandria perchè ... quello tutto nero che ruota la coda è un toro !! )
Al termine del pianoro, si lascia sulla destra il sentiero che conduce al passo di Fiutrusa (ci troviamo poco dopo le Grange Fons di Rui, che sono a m 2437 s.l.m.)
Si inizia a salire Più seriamente lungo il lato destro idrografico del vallone.
Risaliamo inizialmente per prati, fino al Piano Gaveot. Poi, scomparsa l'erba, risaliamo per un valloncello detritico fino al Passo di Mongioia (m 3065).
Attraversiamo la conca che ospita le azzurrissime e gelide acque del lago di Mongioia (m. 3087), sulle cui sponde sorge il Bivacco Boerio.
Dal Passo in poi, spira un vento gelido e molto, molto forte.... anche un p? troppo forte insomma.
Facciamo una breve sosta sul lago e riguadagniamo la traccia si inerpica lungo il crestone meridionale del Mongioia, per poi piegare sul versante SUD EST.
Il sentiero è abbastanza agevole fino alla vetta, che si raggiunge per roccette che sono .... + o meno facili a seconda del passaggio che uno sceglie.
In vetta si sta benissimo perchè la croce ci protegge dai venti gelidi provenienti da Nord.
Siamo saliti in 3.45 ore (3 ore da S. Anna al lago, mezz'oretta da l? alla vetta). 3.45 ore e ... 1490 metri di dislivello.
Sostiamo lungamente in vetta, godendoci il sole e ammirando la piramide del Monviso che non abbiamo mai visto così vicina.
Il tempo splendido consente di vedere nitidamente tutto il panorama circostante.
Dopo un'oretta decidiamo di scendere, anche perchè la vetta inizia ad essere un p? affollata....
Nello scendere occorrerebbe ripercorrere l'itinerario di salita ... Io non ci riesco ma .. insomma.. alla fine sono scesa, non mi sono incasinata nemmeno tanto e quindi va bene così..
Riguadagniamo la gelida conca sottostante e costeggiamo il lato destro del Lago. Ieri sera un tale ci ha detto che, dove termina il lago, inizia la traccia di sentiero che conduce sul Monte Salza che .. è l? e non vedo nemmeno un motivo per non salirci. Purtroppo non abbiamo una descrizione dell'itinerario e quindi è proprio importante che la traccia ci sia.
Poco dopo il lago, trovo dei segnavia che seguo inoltrandomi nella pietraia.
Dopo essere salita per un centinaio di metri, i segnavia ... spariscono...
Pazienza....
Procedo nello sfasciume fino alla selletta che separa il Mongioia dal Salza. Si passer? per la cresta?? BOH....
Continuo a battere la pietraia alla ricerca della traccia perduta. Secondo l'altimetro mancano 100 metri circa alla vetta ....
Dopo aver "ravanato" nello sfasciume per mezz'oretta circa perdo la speranza di trovare un segnavia e inzio a farmi prendere dallo sconforto. Qui tutto è sfasciume e proprio non riesco a capire quale sia la via migliore da seguire. Se mi fermo per meditare rischio il congelamento a causa del forte vento... alcune folate quasi mi buttano in terra.
Purtroppo non sta nemmeno salendo nessuno da poter ... seguire...
Un'oretta circa dopo aver lasciato il lago abbandono l'idea di salire sul Salza e scendo a valle.. mangiandomi un p? le mani perchè le gambe erano ok, potevo farcela ma .. insomma ...il Salza è ancora l? e non penso che nei prossimi mesi sia intenzionato a spostarsi quindi ... non è un addio ma un arrivederci (questo lo ritengo un conto in sospeso.....)
A questo punto, l'obiettivo uno è lasciare il lago il + rapidamente possibile che fa un freddo cane...
Superato il Passo di Mongioia, ci concediamo un'ultima pausa al sole prima di ridiscendere a valle accompagnati dai richiami delle marmotte.
_________________ Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.
Isabel Allende
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