fotine... meglio lasssiare perdere
Abbiamo fatto qualche autoscatto, poi il delirio ha sopraffatto il desiderio fotografico...
Per affrontare una cosa del genere ci vuole davvero tanta testa, perché NON c'è stato un solo momento in cui abbiamo pensato "beh pensavo peggio".
I primi 30 km sono stati una sorpresa, infatti ce li aspettavamo facili e tranquilli, invece sono stati tra i più difficili da digerire mentalmente. Infatti al termine della tappa sono usciti i primi acciacchi, nulla di che se doveva finire li la passeggiata, ma rapportandoli a tutto il percorso hanno dato una dura bastonata alla motivazione, epico pensiero di entrambi "ma se son ridotto così adesso come farò arrivare alla fine
".
Nella seconda trentina il corpo ha trovato il suo equilibrio e i dolori si sono attenuati, forse perché i nervi si erano stufati di mandare messaggi di dolore a vuoto… Sofferto il Caldo torrido, abbiamo incontrato diversi rappezzi di asfalto fuso…
La notte è stata allucinante… infatti il mio collega aveva le allucinazioni. Io dormivo camminando, mi svegliavo di soprassalto perché terrorizzato da due cose: a sinistra avevo i parapetti della strada alti 50 cm con retrostante baratro nel maira (più volte ho sognato di ribaltarmi nel vuoto assoluto) e dall’altra temevo di finire in mezzo alla strada (venerdì notte c’è stato un via vai di macchine costante a tutte le ore e penso che alcune stessero pure facendo qualche gara illegale…). Avevamo la luna piena dalla nostra parte… o meglio dall’altra parte delle montagne, non si vedeva una cippa.
La notte era fredda e umida, si stava bene solo camminando (diciamo che eravamo anche molto stanchi e con un insolazione da paura…)
Dall’alba in avanti è stato il risveglio dei morti viventi… dolore oltre i limiti, accentuato dalla stanchezza. La troppa fretta di voler arrivare ci ha portato a bruciare alcune tappe ed alzare il ritmo della camminata. Erroraccio perché se vuoi affrontare un’avventura simile NON devi aver fretta e macinare metri su metri con tanta pazienza mettendoci il tempo che serve…
Quando poi finalmente ci siamo fermati a mangiare non abbiamo più avuto la forza di muoverci, il morale era basso e stavamo quasi odiando l’impresa fatta…
Ovviamente il giorno dopo, con una notte di riposo alle spalle, l’adrenalina per quello che abbiamo fatto è salita alle stelle e abbiamo potuto godere ed interpretare meglio il risultato ottenuto
