Ciao a tutti, ogni tanto mi faccio sentire anch’io…
Sono rientrato lunedì sera da una indimenticabile e bellissima mini vacanza trascorsa in terra di Sardegna insieme a Teo.
Quattro giorni e mezzo dedicati totalmente all’arrampicata vissuta con lo spirito giusto in ambienti a dir poco suggestivi e soprattutto in ottima compagnia!
Il giorno dello sbarco, ancora un po’ frastornati dal viaggio, tra una pioggia e l’altra, siamo riusciti ad appoggiare le scarpette in due falesie diverse, giusto per prendere un po’ di confidenza con la roccia locale…
Poi la coincidenza ha voluto che incontrassimo, sul sentiero della falesia, due ragazzi di Genova conosciuti alla Sciorba i quali ci proponevano di andare con loro il giorno successivo sull’Aguglia di Goloritze.
Il solo parlarne ha solleticato la nostra fantasia e ci ha fatto scoprire che salire sull’Aguglia sarebbe stato il nostro sogno nel cassetto, e così ci siamo riservati di pensarci su…
Al rientro in camera Teo si è attivato cercando sul web le informazioni disponibili, non troppo confortanti a dire il vero, e così prendiamo la nostra decisione: percorrere il sentiero di avvicinamento portando con noi l’attrezzatura da arrampicata.
Il giorno successivo colazione abbondante e via in macchina. Il sentiero per arrivare a Cala Goloritze è veramente bello, e nel percorrerlo scorgevamo l’Aguglia che diventava sempre più grande, fino ad essere irriconoscibile una volta giunti alla sua base.
Incontriamo nuovamente Giovanni e Gabriella, arrivati via mare, che stanno per affrontare lo stesso tiro che volevamo provare noi: Easy Gymnopedie. Loro partono.
Io guardo Teo e pronuncio una frase che assomigliava a questa:”Noi ci stiamo provando, se anche non dovessimo arrivare in cima, ne valeva comunque la pena…”.
Teo parte, primo tiro dato sulla carta 5c.
Come al solito se la cava egregiamente mimetizzando le difficoltà con dei bei movimenti arrampicatori. Sosta del primo tiro raggiunta.
Parto io: al secondo rinvio non so più che pesci prendere. Mi parte un piede, ma sono da secondo ed allungo di un solo metro.
Arrivo in sosta anche io, e Teo percepisce dall’espressione il mio sconforto e l’avvilimento per la durezza del tiro. Mi complimento con lui dicendogli che io da primo non sarei passato.
Teo mi conforta:”avevi anche lo zaino!” ed io gli rispondo che se questo era 5c non osavo immaginare come potesse essere il 6b/c del tiro successivo.
Teo:”toccherebbe a te, ma stai tranquillo che ce la puoi fare”.
Ok, ci provo. Affronto qualche metro di traverso un po’ esposto e rinvio sul primo spit; non riesco ad assaporare la serenità che dovrebbe trasmettere il moschettonaggio perchè più sù, ad attendermi, vedo una placca liscia che anticipa uno strapiombo.
Secondo moschettonaggio delicato.
Capisco che il bidito sotto lo strapiombo è la presa chiave per riuscire a tastare cosa c’è sopra.
Mi aiuto con il rinvio, raggiungo il buchetto di sinistro, lolotte e lama sopra lo strapiombo, moschettono, è fatta!
Teo continua ad incoraggiarmi e nello stesso tempo a rassicurarmi.
Ribaltamento e via, Teo non mi vede più, ma poco dopo finiscono le mie illusioni: di fronte a me un secondo strapiombetto, questa volta non più azzerabile, che mi aspetta severo.
Alla sua sinistra una fessura mi fa pensare che li dietro potrebbero esserci delle buone prese, ma se così non fosse? In strapiombo l’autonomia è limitata, e da lì non si può disarampicare!
Nel caso il volo sarebbe lungo ed in traverso!
Non posso fermarmi ora, ci devo almeno provare!
La fessura era generosa e consente il ribaltamento che dopo ancora qualche metro di ariosa chiodara mi conduce alla sosta del secondo tiro.
Solo ora riesco a rilassarmi godendo del paesaggio che mi circonda.
Teo parte, poco dopo il secondo strapiombetto lo sento pronunciare questa frase che mi ha riempito di orgoglio:”ma come hai fatto a passare! Avrai la mia ammirazione per tutta la vita!!!”.
In questo caso però era lui ad avere lo zaino in spalla
Mi raggiunge in sosta, e si riempie anche lui gli occhi con le meraviglie che ci circondano.
Terzo tiro, dato 6b, il primo spit ad almeno 4 mt. dalla sosta, e la placca verticale non sembra per nulla banale!
Teo è bravissimo, rimane concentrato e divora uno spit dopo l’atro; non lo vedo più, ma sento la corda che con cadenza regolare viene richiamata dal mio compagno.
“Sono allongiato!”
Grande penso io! Lo raggiungo in sosta, e mi concedo nuovamente la gioia di contemplare ciò che mi circonda!
Entrambi pensiamo che forse il più è fatto e la cima non è poi così impossibile da raggiungere.
Quarto tiro, parto gasato, riuscendo a godere della gioia di arrampicare su roccia di quel genere.
La chiodatura è molto lunga, ma la linea è molto bella, a mio giudizio questo è il tiro più bello della via.
Il passaggio chiave è dopo un piccolo strapiombo, in prossimità di un diedro liscio.
Con la mente libera e tranquilla è facile per me azzardare e, sporgendomi nel vuoto, all’esterno del diedro, trovo una presa che in breve mi consente di progredire.
Quarta sosta, Teo mi raggiunge senza difficoltà: forse è fatta, ma non è nella mia natura sbilanciarmi troppo, c’è ancora un tiro che ci attende, un altro 6a.
Teo riparte, la sua progressione mi fa ben sperare, poi non lo vedo e non lo sento più, ma la corda non viene richiamata.
La cima era intasata dalle cordate che dovevano scendere in doppia, ed a Teo non rimane che rinviare con cordino su una lama attendendo il proprio turno per arrivare alla cima.
Dopo lunga attesa comincia a recuperarmi, la cima è semplicemente esaltante; il nostro sogno nel cassetto si è realizzato!
Ho ancora negli occhi la cima, quel metro quadrato e mezzo di roccia liscia e piana, e l’espressione di gioia di Teo.
Il ricordo di quella via ce lo siamo portato con noi, e non penso che riuscirò a cancellarlo tanto facilmente.
I giorni a seguire abbiamo arrampicato su vie lunghe e su monotiri di tutto rispetto.
A Doloverre di Surtana abbiamo fatto due vie lunghe in giornata, “Alpinisti efficienti” e “il vento d’estate”.
A Doloverre la roccia è stratosferica, ed a mio avviso non ha eguali.
Le gradazioni date alle vie non mi sono sembrate sotto stimate, complice probabilmente la notevole lunghezza tra gli spit, ma il paesaggio ed il tipo di arrampicata meritano sicuramente.
A Buchi Arta abbiamo scoperto un paretone imperdibile. Monotiri per tutti i gusti lunghi mediamente 30 mt.
Piccolo dettaglio: plachette auto costruite e molto distanziate tra loro, a prescindere dalle difficoltà dei tiri.
Ho contato 7 spit su un 6a di 30 mt, il tiro più bello che abbiamo provato quel giorno.
Ovviamente, l’ospitalità che contraddistingue la popolazione sarda, non si è fatta desiderare, ed è risultato facile stringere amicizia con gli arrampicatori locali reggendo in mano un bicchiere di caffè o di vino…
Volevo rendervi partecipi delle mie emozioni (per quanto possa riuscire a farlo), e mi sembra di aver scritto poco, nulla rispetto ai bei ricordi che porto con me, mentre in realtà ho intasato il forum
Mi spiace solo che impegni non prevedibili hanno impedito di rendere il gruppo più folto (e tra i lettori c’è chi mi capisce), ma sono sicuro che ci sarà un’altra occasione!
Ci deve essere!!!
Secondo tiro di Easy Gymnopedie, poco rpima del passo chiave
Quarto tiro
Finalmente in cima!!!
e che panorama!
Teo se la gode...
L'Aguglia dal basso
primo tiro di Alpinisti efficienti a Doloverre
la discesa in doppia
Ogni tanto anche socializzare fa bene
ed un tocco di poesia non guasta mai