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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Corda libera (Bepi Magrin)
MessaggioInviato: 24 dicembre 2010, 15:34 
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Iscritto il: 28 settembre 2006, 19:20
Messaggi: 264
Ciao... , ho postato anche dai cugini... ma vale la pena di fare l'en plein...
Ho appena preso l'ultimo libro di Bepi Magrin.... l'ho per ora sfogliato... e l'ho trovato fantastico... sembra un diario più che il classico libro di montagna del classico alpinista. Il testo è sempre avvolto da foto inserite con grafica frizzante ed emozionante, dal bianco e nero al colore più vivido...

...è proprio un bel viaggio attraverso gli ultimi decenni.

Immagine

Non l'ho ancora letto... lo ammetto, ma per ora mi pare uno spettacolo.
Avevo letto la seguente recensione... ma avendo il libro in mano... mi sembra anche meglio!


Cita:
CORDA LIBERA

L’alpinismo, quello tradizionale, sembra aver fatto il suo tempo. Oggi l’andare per monti, l’arrampicare in roccia, ha connotazioni completamente diverse da quelle di un tempo, anche non molto lontano. Si sono introdotte specializzazioni per ogni disciplina ed abbiamo così i climber, gli alpinisti d’alta quota, gli sci alpinisti, quelli che fanno cascate di ghiaccio e via fino ai ciaspolatori, agli escursionisti, ecc.
Gli ultimi romantici, quelli dell’alpinismo rischioso e talvolta mortale, sembrano essersi perduti per sempre. Era una razza speciale che prendeva le sue mosse dall’esempio di Preuss, di Comici (non a caso entrambi morti scalando pareti difficili) in Italia si era partiti all’inizio del secolo scorso dalla Squadra volante del triestino Napoleone Cozzi e da tanti altri “senza guida” che osavano dove i rischi erano mortali e si guadagnavano, se sopravvivevano la qualifica di pazzi o di eroi (le due cose hanno forse alcune tangenze). Su queste filosofie tardoromantiche si muovevano ancora negli anni ’60, ’70 alcuni alpinisti nostrani come Bepi Magrin. Aprivano nuove vie, su pareti dimenticate, bivaccavano in parete, e..rischiavano la vita su chiodi precari e rocce fragili guadagnandosi le pareti con lunghe camminate fatte sotto zaini enormi, tutto per passione pura e forse, per desiderio di glorie inusitate.
Di quei tempi e di ciò che ha veduto in una vita di montagne, scrive Magrin che per lunghi anni è stato guida alpina militare e, appena ha potuto si è dedicato a spedizioni toccando i continenti lontani come l’Asia, l’Africa, il Sudamerica e persino l’Antartide dove è stato a supporto degli scienziati del CNR permanendovi 5 mesi e salendo 4 nuove cime. Tra l’altro nel continente bianco Magrin ha ritrovato dopo un secolo la slitta di Robert Falcon Scott, una scoperta sensazionale ma passata quasi sotto silenzio forse perché per dieci anni le foto non potevano esser pubblicate per vincoli contrattuali. Sintetizzando: il nuovo libro di Bepi Magrin, 36esima pubblicazione del prolifico autore, che si è occupato con successo anche di temi storici soprattutto legati alla guerra in alta montagna, ripercorre con 33 densi racconti illustrati egregiamente da foto a colori e b/n, una intera vita di passioni e di azioni in montagna e sui terreni degli sport duri come le maratone sciistiche e pedestri. Dà corda libera il nostro, mentre ha già in tasca il biglietto per un nuovo viaggio che promette di produrre il risultato di qualche nuova cima delle Ande. Dà “corda libera!” col verso che fanno gli alpinisti quando sono al piede di una parete e lanciano l’avviso ai compagni che ancora devono scendere per avvertirli che la corda è libera appunto, ed è disponibile per chi voglia a sua volta cimentarsi nelle aeree vertigini dell’alpinismo di croda quello che Magrin chiama l’alpinismo di rischio, in contrapposizione all’arrampicata sui cosiddetti spit, che sarà si, tecnicamente difficile fino all’estremo e oltre, ma è priva di quel sale che può dare assuefazione come appunto il rischio. In definitiva Bepi Magrin, ci lascia una piccola antologia di storie vere e veramente vissute, che non saranno straordinarie, ma che nel loro insieme disegnano la traccia di una vita intensa e vigorosamente vissuta. Dice l’incipit per bocca di Kennet White: “L’idea può essere di andare il più lontano possibile fino nel profondo di sé stessi, territorio dove il tempo si trasforma in spazio, dove le cose appaiono in tutta la loro nudità e dove il vento soffia anonimo” e…scusate se è poco. C.T


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Alexander "Non ditemi che non lo posso fare" (Lost).


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